venerdì 17 febbraio 2012

Quattrocento

Io adoro i romanzi storici e questo l'ho avuto in prestito da un'amica che conoscendomi bene sapeva che lo avrei apprezzato.
Siamo a Firenze ai giorni nostri ed una ricercatrice sta studiando i quaderni di un pittore fiorentino su cui prepara una tesi, la sua ricerca la porterà ad indagare sulla congiura dei Pazzi...e così ci ritroviamo nella Firenze del '400.
Il libro mi ha intrigato e mi ha dato una chiara visone d'insieme del periodo del Rinascimento :"Quello che caratterizza il Rinascimento è la sua tendenza a rivedere le conoscenze acquisite in virtù delle singolari informazioni che giungevano da luoghi del mondo fino ad allora sconosciuti." così la Fortes descrive questo periodo nel suo libro.
L'indagine della nostra protagonista parte non solo dai quaderni del pittore ma anche dal'interpretazione di un suo quadro:"La pittura è un rappresentazione del mondo.La stessa logica che ci consente di leggere nel grande libro della vita serve per orientarci dentro ad un quadro.Ma non puoi fermarti alla superficie della tela, devi penetrare nella scena, muoverti fra i suoi elementi, scoprire gli angoli ciechi, usmare...". Un chiaro invito a non limitarsi a guardare un'opera lasciando che questa ci regali delle emozioni, ma ad osservare fino a perdersi nell'opera e sentirsi parte di essa per poterla comprendere.
"Comprendere" è una parola grossa, in realtà un'opera, di qualunque natura essa sia, non può mai essere compresa fino in fondo, perché nessuno di noi può sapere che cosa passasse nel più profondo della mente dell'autore. Le emozioni che proviamo e che ci inducono a progettare, sperimentare, creare,vivere in un certo modo, sono talmente intime che neanche noi stessi ne siamo completamente consapevoli.
Vi lascio con una mia considerazione sulla scena d'amore di questo libro, mentre leggevo questa scena ho visto due anime sole, sperdute, lacerate che si ritrovano, ad una manca il padre a l'altra la figlia.
Ma è proprio così? le nostre relazioni sono lo specchio delle nostre carenze affettive, o dei nostri lutti?l'altro lo amiamo per quello che è o in lui cerchiamo una compensazione a quello che ci è mancato?

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